Mike Liddell, musicista dagli inconfondibili occhiali scuri, è nato in India, a Cawnpore, da padre inglese. Giunto in Italia per fare musica si propone alla RCA, la quale, dietro il crescente successo dei Rokes e di altri gruppi del proprio team quali i Primitives, i Motowns e i Sorrows, sfrutta il momento felice del beat nostrano. Liddell ha già esperienze in ambito musicale in Inghilterra anche come batterista, ed è pronto ad iniziare la carriera in Italia. Scritturato dall’etichetta satellite della RCA, la Arc, riservata ad artisti e gruppi emergenti, si cerca un adeguato contorno di validi musicisti che lo possano affiancare nelle serate e nelle incisioni discografiche. Così, un gruppo romano denominato Lecher, che gravita in zona piazza Bologna, formato da Lello Catricalà e Sergio Furia alle chitarre, Mario Venturini al basso e Franco Di Stefano alla batteria, viene coinvolto nel progetto. I ragazzi, dietro consiglio dei discografici, decidono di cambiare la propria denominazione in Atomi e così dalle ceneri dei Lecher nascono Mike Liddell & gli Atomi.
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Il primo impatto con il pubblico italiano è la loro partecipazione allo show televisivo di grande seguito Studio Uno ’66 dove eseguono il brano Bye Bye Johnny. Si esibiscono spesso anche dal vivo tenendo serate nei locali più importanti frequentati dal pubblico giovane; Piper Club anzitutto, Titan e Wun-Wun.
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Per il battesimo discografico però la RCA consiglia loro di incidere due cover di successo tradotte in italiano delle quali si occupa Carlo Rossi, noto paroliere già attivo in ambito RCA soprattutto per le composizioni di Edoardo Vianello e Rita Pavone, il quale produce anche il loro primo 45 giri che comprende La tua immagine, versione italiana di The Sound of Silence composta da Paul Simon per il suo duo Simon & Garfunkel e We Can Work It Out ripresa dal repertorio dei Beatles che diventa Nella mani tue. Il disco viene ben accolto dal pubblico e lascia ben sperare per il futuro del gruppo.
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Mesi dopo arriva il successivo Corri, in questo caso di soli autori italiani, il chitarrista Carlo Pes, Jimmy Fontana e Gianni Boncompagni con testo di Mogol (nel retro La mia Inghilterra). Il brano viene presentato ad ottobre alla terza edizione del Festival delle Rose che si tiene a Roma, nel Salone dell’Hotel Cavalieri Hilton. Canzone che viene ripetuta per la doppia esecuzione da uno degli autori, Jimmy Fontana.
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Nel 1967 l'ultimo disco ufficiale. Anche se con una discografia alquanto ridotta, solo tre 45 giri, Mike Liddell & i suoi Atomi sono uno dei gruppi più apprezzati del genere beat, così come dai collezionisti. Rimasti sull’onda musicale solo qualche anno, non hanno potuto esprimere pienamente le loro grandi potenzialità artistiche.
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Sarà perchè ero abituato ad ammirarli al Piper, sarà perchè uno dei suoi componenti abitava nei pressi di casa mia, ma sta di fatto che per Mike Liddel & gli Atomi ho sempre custodito una sorta di amorevole referenza. Questo singolo vede impegnato il leader del gruppo, Mike Liddell appunto, (in questa sede è bene sfatare una volta per tutte la voce circolante all'epoca che voleva questo cantante... italiano, finto straniero cioè) orfano degli Atomi, cimentarsi in un pezzo che, ad esser sinceri, non dovrebbe mancare in nessuna collezione che vanti i migliori pezzi beat o post-beat. Ed è proprio da questa seconda classificazione che si parte; "La fine del mondo", non è da catalogarsi strettamente nel beat, ma già quasi in periodo psichedelico e questo forse fa da insolente giustificazione alla sua rarità. 'Drummer' ossessivo, chitarra con 'ua-ua' e suoni lancinanti di distorsori fumantini, si accompagnano con un testo di inusitata bellezza e dalla preveggenza di un'attualità incredibile. Siamo dopo il 'beat', dopo il 'flower-power', l'amore tra la gente e la speranza per un mondo nuovo e migliore vengono mitigati dalla cocente amarezza reale delle cose perdute. C'è scoramento e disperazione in questo testo: sublime!.
Sul retro non aspettatevi altra magnificente materia grigio-cerebrale altrimenti il disco sarebbe da eleggersi fra i migliori in senso assoluto del periodo '67/'69. Un retro completamente diverso e caramelloso sin troppo, che alla fin fine neanche dispiacerebbe, ma è come gustare con l'aperitivo tartine al caviale, innaffiate di raro champagne e proseguire con un panino al formaggio. Il lato 'A' lo consumerete ben presto, mentre l'altro... apparirà sempre nuovo e smagliante come fosse appena uscito da un negozio. Resta ad angustiarci il mistero del nome del gruppo che accompagna con toni decisi e travolgenti, la performance di Liddell sulla prima facciata; non dovrebbe trattarsi degli Atomi, altrimenti la citazione sarebbe stata d'obbligo. Che si tratti dei Giaguari o delle Voci, due gruppi minori che alla Parade spesso accompagnavano dei cantanti solisti? Lasciamo da parte l'amletico dubbio, il disco in questione ha un solo aggettivo: imperdibile!!!
Post by Grog